Enrico VIII sposa Anna Bolena: La necessità di avere un erede maschio e il desiderio di consolidare il ruolo di superpotenza dell'Inghilterra, sottraendola all'influenza del potere del Papa. Animato da questi propositi, Enrico VIII ripudiò la sua legittima consorte e si unì in matrimonio con Anna Bolena, decretando la rottura con Roma e aprendo la strada alla nascita della Chiesa d'Inghilterra. Figlio di Enrico VII, capostipite della dinastia Tudor, il giovane principe di Galles si trovò a indossare la corona reale a soli 18 anni e poche settimane dopo, sotto la spinta di interessi dinastici e contingenze politiche, sposò Caterina d'Aragona, figlia del re di Sardegna e Sicilia, Ferdinando II, e della regina Isabella di Castiglia, e già sposa di Arturo Tudor (fratello maggiore di Enrico, prematuramente scomparso). L'unione si rivelò infelice fin dai primi anni, in particolare per il mancato arrivo di un erede maschio, agognato dal Sovrano per conservare il trono alla dinastia Tudor. Dopo due figli nati morti, Caterina partorì una bambina, Maria, e a questo punto suo marito comprese che non sarebbe stata in grado di dargli altri figli. Nel frattempo, aveva iniziato una relazione segreta con la giovane Anna Bolena, figlia di un importante diplomatico inglese, conosciuta durante i festeggiamenti di carnevale del 1526. Sette anni dopo, il Re decise di mettere in opera il suo piano. Pretese che 83 fra nobili, vescovi e cardinali d'Inghilterra, sottoscrivessero la sua richiesta di dichiarare nullo il matrimonio con la prima moglie, con il pretesto che non riusciva ad avere figli. Il documento fu respinto al mittente da papa Clemente VII che in un primo momento si era dichiarato favorevole a concedere l'annullamento, sulla base di quanto stabilito da una precedente bolla papale. A far cambiare idea al Pontefice fu Carlo V, nipote di Caterina e capo del Sacro Romano Impero, deciso a difendere gli interessi spagnoli. In tutta risposta, Enrico fissò le proprie nozze con Anna per il 25 gennaio del 1533. La contrarietà dell'allora Lord Cancelliere Tommaso Moro (santificato come martire cattolico) condannò quest'ultimo alla destituzione e alla pena capitale per tradimento. Clemente VII dichiarò nulla l'unione e scomunicò il monarca inglese. Quest'ultimo colse la palla al balzo per liberarsi una volta per tutte dall'influenza del potere papale e prese una decisione destinata a cambiare per sempre la storia europea e non solo. Con l'Act of Supremacy, approvato dal parlamento inglese nel 1534, stabilì che il Re era «l'unico Capo Supremo della Chiesa Anglicana». Fu l'inizio dello Scisma con la Chiesa di Roma. Con il provvedimento si conferiva al Re l'autorità (tuttora in vigore) di designare le alte cariche ecclesiastiche, in primis l'Arcivescovo di Canterbury, primate della Chiesa Anglicana (oggi nominato dal primo ministro, in nome della Regina). L'iniziativa del Sovrano britannico trovò terreno fertile soprattutto nel nord Europa, dov'era maggiormente avvertita l'esigenza di riforme sul piano religioso che poi si tradusse nell'avvento del Protestantesimo. Dopo Anna Bolena (da cui ebbe una figlia, Elisabetta), condannata a morte per tradimento e incesto, Enrico si sposò altre quattro volte, e solo la terza moglie gli diede un erede, Edoardo VI che gli successe al trono nel 1547. La figura controversa del Sovrano inglese si rivelò, in ogni epoca, fonte d'ispirazione per letterati e drammaturghi, tra cui William Shakespeare che gli dedicò un omonimo dramma storico. Nel 2009 è stata resa pubblica dall'Archivio Segreto Vaticano la Causa Anglica, il documento con il quale Enrico VIII chiese l'annullamento del suo primo matrimonio. Consiste in una pergamena alta 2 metri e larga 1, recante i sigilli dei firmatari.
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