Pirandello riceve il Nobel: «Per il suo coraggio e l'ingegnosa ripresentazione dell'arte drammatica e teatrale» con questa motivazione, nel 1934, venne assegnato a Luigi Pirandello il Nobel per la Letteratura. Dopo Giosuè Carducci e Grazia Deledda, fu il terzo italiano a ottenere il prestigioso riconoscimento. Si coronò così una vita di filosofo, scrittore e drammaturgo spesa a scandagliare l'io più profondo e la vita in tutte le sue molteplici forme. Una riflessione che partì dalla sua Girgenti (nome dialettale di Agrigento) teatro privilegiato, insieme alla Sicilia intera, del male di vivere dei tanti personaggi raccontati nelle Novelle. Accusato ingiustamente di essere troppo "intellettualistico", in realtà la critica lo ha sempre ricordato tra i più popolari della letteratura italiana, per la sua abilità di osservare la gente comune nel vano tentativo di ingabbiare in forme fisse il flusso continuo della vita, finendo per indossare una maschera di sopravvivenza. Lo si evince nella ricca prosa come nei romanzi, da L'esclusa a Uno, nessuno e centomila, passando per il capolavoro immortale de Il fu Mattia Pascal. Le punte più alte di questo racconto della realtà, secondo il parere unanime degli studiosi, vengono toccate con il teatro che ha la sua espressione più sublime nel dramma Sei personaggi in cerca d’autore, vero manifesto della poetica pirandelliana. Annoverato tra i più grandi drammaturghi del XX secolo, il suo teatro fece scuola nelle generazioni successive, trovando in Eduardo de Filippo (con il quale nacque un breve sodalizio maturato nella commedia L'abito nuovo) un erede tra i più meritevoli. In occasione del centenario della sua nascita, il Comune di Agrigento gli dedicò la piazza principale, dove tra gli altri affaccia il teatro che porta anch'esso il suo nome.
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