Angolo Lettura Le mille e una nottedomenica 20 ottobre 2013 (11 anni fa)
Le mille e una notte: Consigliamo, questa settimana, un classico della letteratura orientale "Le mille e una notte". Una raccolta di storie scritte da diversi autori intorno al X secolo. Alcuni personaggi di queste storie sono famosi in tutto il mondo: Alì Babà, Aladino, Simbad il marinaio. Le novelle iniziano con il re persiano Sciahriar che, essendo stato tradito dalla prima moglie, uccide tutte le sue giovani spose dopo la prima notte di nozze. Un giorno la figlia maggiore del Gran Visir, bellissima ragazza intelligente e furba, decide di offrirsi come sposa del sovrano. Ogni sera racconta una storia al sultano rimandando il finale al giorno dopo, va avanti così per mille e una notte e alla fine il sovrano si innamora della giovane. Le storie diventano racconti nei racconti, cioè i personaggi delle storie raccontate dalla giovane a loro volta narrano altre storie e così via. Eccone un brano: «Regnava una volta in Persia un potente sovrano, il Sultano Sciahriar: i suoi domini si estendevano fino alle Indie e molto al di là del Gange, fino alla Cina e alla Gran Tartaria. Ma se egli era potente e ricco, non era felice. Aveva perduto la sua prima sposa in circostanze tragiche e da allora in poi era caduto in una malinconia profonda, cupa e inguaribile. I medici gli avevano consigliato di riprendere moglie, ed egli acconsentì e sposò la figliuola di un generale, comandante in capo dell'armata. Ma il giorno seguente alle nozze Sciahriar chiamò il suo Gran Visir e gli ordinò di far decapitare la giovane sposa. Il Gran Visir inorridì, ma gli fu forza obbedire all'ordine del sovrano. Dopo qualche tempo il Sultano, che si era ancora più incupito e immalinconito, decise di riprender moglie e sposò la figliuola di un altro dignitario di corte. Ma anche questa volta furono nozze infauste: la mattina seguente il Sultano diede ordine al Gran Visir che l'infelice sposa fosse decapitata. In seguito le condizioni di Sciahriar non fecero che peggiorare: la sua malinconia era giunta a tal punto che si temeva per la sua ragione. E veramente egli si comportava come se la demenza lo avesse colpito e dissennato: ogni tanto decideva di prendere una nuova moglie e sempre, all'indomani delle nozze, la faceva decapitare. La crudeltà e la follia del Sultano avevano propagato in città un indescrivibile panico: molte famiglie, per salvare le belle e innocenti fanciulle dal pericolo di essere scelte come spose del sovrano, e da lui spietatamente votate ad una morte precoce, fuggirono lontano dalla capitale. Ma non tutti potevano allontanarsi: e ogni tanto una nuova giovinetta era destinata al Sultano e cadeva vittima della sua pazzia. Il Gran Visir aveva due figliuole: la più grande si chiamava Sceherazad, nome che in arabo significa "figlia della luna", e la più giovane si chiamava Dinazard, nome che in arabo significa "preziosa come l'oro". Erano entrambe bellissime, e di intelligenza pronta e viva, ma soprattutto la maggiore aveva un coraggio davvero singolare per una donna, uno spirito superiore ed una meravigliosa genialità. Aveva letto un'infinità di volumi e, siccome la natura l'aveva dotata di una memoria davvero prodigiosa, ella aveva fatto tesoro di tutto quanto appreso nei libri ed era coltissima, non solo in fatto di letteratura e di arte, ma in fatto di filosofia, di storia, di medicina. Scriveva versi stupendi, e aveva un'arte insuperabile di narrare novelle fantastiche e avventure prodigiose. [...] Una mattina Sceherazad si presentò al padre e così gli parlò: - Padre mio, da tempo il mio cuore è serrato d'angoscia per la sorte crudele che ha colpito tante giovinette pure, innocenti, leggiadre: il Sultano ogni tanto si sceglie una sposa e l'indomani delle nozze la fa uccidere. [...] Padre mio, ho meditato a lungo e credo di aver trovato il mezzo per mettere fine a tante pene e tanti orrori. [...] Ho pensato che offrirò per tuo tramite al Sultano di diventare la sua sposa.» {!} inserisci il box Almanacco nel tuo sito o nel tuo blog
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