La Bibbia di Gutenberg inaugura l'età del libro: Prima di questa data il libro era qualcosa di raro e accessibile solo a pochi. Grazie all'ingegno di un tipografo tedesco divenne il principale strumento di diffusione della cultura, ampliando l'accesso al sapere e segnando la nascita dell'uomo moderno, prima ancora della scoperta di Colombo. Figlio di un incisore della zecca di Magonza, Johannes Gutenberg lavorava come orafo e incisore nella sua città, che fu costretto a lasciare per la feroce contesa tra nobiltà e classi artigiane, trasferendosi a Strasburgo. Qui si occupò del conio delle monete e, aspetto più influente sulle sue attività future, della lavorazione dei metalli. Quest'ultima esperienza fu la base di partenza per l'ideazione di un nuovo sistema di riproduzione dei libri. Per secoli la copia dei testi era stata affidata al certosino lavoro degli amanuensi di professione, che copiavano parola per parola realizzando veri e propri capolavori destinati ad un pubblico elitario. Tuttavia, nella loro attività erano frequenti errori ed omissioni, involontari o dettati dalla censura del tempo. All'inizio del XV secolo venne introdotta una tecnica basata su una matrice di legno, sulla quale era impressa un'intera pagina. Questo sistema si rivelò presto scomodo e anti economico dal momento che la matrice risultava dopo poco inutilizzabile. Forte della sua esperienza con i metalli, Gutenberg, tornato a Magonza, mise a punto una lega di piombo e metallo da cui fu possibile ricavare singoli caratteri, riutilizzabili ogni volta. Bastava solamente cambiarne la disposizione sotto la pressa e si otteneva un diverso risultato sul foglio. La cosiddetta stampa a caratteri mobili fu utilizzata inizialmente per indulgenze, calendari e grammatiche. Ma la vera sfida fu riuscire a riprodurre un'opera complessa e voluminosa come la Bibbia. Per tuffarsi in quest'impresa fu indispensabile il sostegno economico del banchiere Johann Fust che divenne suo socio in affari. L'operazione ebbe inizio nel 1452 prendendo come riferimento la cosiddetta Vulgata di San Girolamo, versione in latino del V secolo. I due volumi, comprendenti Antico e Nuovo Testamento, furono stampati su carta di stracci (in fibra di pergamena), in seguito anche su canapa italiana. Molti aspetti riflettevano la tradizione dei manoscritti: l'assenza di frontespizio, l'uso di capilettera realizzati a mano da artisti e la disposizione del testo in ogni pagina su due colonne di 42 righe ciascuna, da cui il nome Bibbia delle 42 linee con cui tale versione divenne popolare. Alla prima copia, data alla luce il 23 febbraio, ne seguirono altre 200 circa che fecero la fortuna del sistema a caratteri mobili. Di questo successo Gutenberg ne fu toccato marginalmente, dal momento che il suo nome non compariva su nessun testo. Per ragioni economiche, infatti, aveva dovuto cedere i diritti sulla sua invenzione a Fust, il solo che riuscì a trarne profitto. Solo attraverso le testimonianze dell'epoca fu possibile successivamente riconoscere i meriti del tipografo tedesco. Su modello della Bibbia del 1455 furono riprodotte numerose opere, denominate incunaboli, fino a tutto il 1500. La prima tipografia italiana a realizzare incunaboli nacque a Subiaco nel 1465, dove tra i primi esemplari uscì il «De civitate Dei» di Sant'Agostino (una copia è oggi conservata alla Biblioteca di Storia Patria di Napoli). Nei secoli a seguire le tecniche di stampa si affinarono sempre più elevando il libro a sublime forma d'arte. La Bibbia di Gutenberg, di cui oggi rimangono poche decine di esemplari sparsi in tutta Europa, è considerato il primo libro stampato del mondo occidentale, da cui prese piede quel processo storico che rivoluzionò i concetti di cultura e istruzione.
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