Angolo Lettura Il Maestro e Margheritadomenica 29 dicembre 2013 (10 anni fa) Il Maestro e Margherita: Questa settimana consigliamo la lettura di uno dei capolavori russi del XX secolo Il Maestro e Margherita, scritto da Michail Bulgakov e pubblicato tra il 1966 e il 1967. Il romanzo contiene due storie in parallelo, una è quella della Mosca atea degli anni trenta sconvolta dall'apparizione di un misterioso Satana, l'altra è un romanzo nel romanzo, cioè il romanzo scritto dal Maestro che parla della rivisitazione della storia di Ponzio Pilato. Satira sociale, amore, assurde fantasie che si incrociano con il demoniaco, il ridicolo e l'ironico. Un libro atemporale che lascia un profondo ed intenso ricordo nella memoria di chi lo legge, una denuncia sarcastica alla situazione repressiva che Mosca, e tutta la Russia, visse nel periodo di Stalin. Di seguito un breve brano tratto dal libro: «- È proprio un peccato, - confermò lo sconosciuto facendo brillare l'occhio, e continuò: - Ma ecco il problema che mi preoccupa: se dio non esiste, chi dirige la vita umana e tutto l'ordine sulla terra? - È l'uomo che dirige, - si affrettò a rispondere irritato Bezdomnyj a questa domanda che, bisogna riconoscerlo, non era molto chiara. - Mi perdoni, - replicò con dolcezza lo sconosciuto, per dirigere bisogna avere un piano esatto per un periodo abbastanza lungo. Mi permetta perciò di chiederle come può l'uomo dirigere, se non solo gli manca la possibilità di fare un piano perfino per un periodo ridicolmente breve, come, diciamo, un millennio, ma non è neppure in grado di rispondere del proprio domani! - Del resto, - qui lo sconosciuto si voltò verso Berlioz, - immagini che lei si metta a dirigere, a disporre di sé e degli altri, che cominci, come dire, a prenderci gusto, ma a un tratto lei scopre di avere, he... he... un sarcoma al polmone - Qui lo sconosciuto sorrise dolcemente, come se il pensiero di un sarcoma al polmone gli facesse piacere, sí, un sarcoma... - ripeté questa sonora parola socchiudendo gli occhi come un gatto, - e la sua attività direttiva è bell'e finita! - Nessun destino, eccetto il proprio, la interessa più. I parenti cominciano a mentirle. Lei, sentendo che c'è qualcosa che non va, si precipita dai migliori medici, poi dai ciarlatani, e magari dalle chiromanti. Sia la prima cosa che la seconda e la terza sono, lei capisce, assolutamente insensate. E tutto finisce in modo tragico: colui che, ancora poco fa, credeva di dirigere qualcosa, è steso immobile in una cassa di legno, e le persone circostanti, comprendendo che dal defunto non si cava più alcun costrutto, lo cremano in un forno. - Ma succede anche di peggio: uno magari ha appena deciso di andare a Kislovodsk, - qui il forestiero guardò Berlioz strizzando gli occhi, - una cosuccia da nulla, si direbbe, ma non riesce a fare neppure quella, perché scivola e va a finire sotto un tram! Non mi vorrà mica dire che è stato lui a dirigere se stesso in quel modo! Non sarebbe più giusto pensare che è stato qualcun altro a dirigerlo così? Qui lo sconosciuto emise una strana risatina. Berlioz aveva ascoltato con grande attenzione lo sgradevole racconto sul sarcoma e sul tram, e certi pensieri allarmanti cominciavano a tormentarlo. "Non è un forestiero... non è un forestiero... - pensava, - è un tipo stranissimo... ma insomma chi mai può essere?..." - Vedo che lei ha voglia di fumare, - disse a un tratto lo sconosciuto a Bezdomnyj. - Che sigarette preferisce? - Perché, ne ha di diversi tipi? - chiese cupo il poeta che aveva terminato le sue. - Quali preferisce? - ripeté lo sconosciuto. - Be', La Nostra Marca, - rispose con astio Bezdomnyi. Lo sconosciuto tirò immediatamente fuori dalla tasca un portasigarette e lo porse a Bezdomnyj. - La Nostra Marca. Sia il direttore sia il poeta furono sbalorditi non tanto dal fatto che nel portasigarette vi fosse proprio La Nostra Marca quanto dal portasigarette stesso. Era enorme, d’oro massiccio, e quando venne aperto, sul suo coperchio scintillò d'un fuoco bianco e azzurro un triangolo di brillanti. Qui i letterati ebbero pensieri differenti. Berlioz: "No è uno straniero!", e Bezdomnyj: "Il diavolo se lo porti. Che roba!..." Il poeta e il proprietario del portasigarette cominciarono a fumare, mentre Berlioz, che non era un fumatore, rifiutò. "Bisognerà rispondergli così, - decise Berlioz, - sì, l'uomo è mortale, nessuno lo mette in dubbio. Ma il fatto è che..." Però non fece in tempo a pronunciare queste parole che lo straniero riprese a parlare: - Sì, l'uomo è mortale, ma questa sarebbe solo una mezza disgrazia. Il brutto è che a volte muore all'improvviso, è questo il guaio! E in genere non è in grado di dire che cosa farà stasera. "Che modo assurdo d'impostare il problema...", penso Berlioz e obiettò: - Via, adesso lei sta esagerando. So più o meno esattamente che cosa farò stasera. Naturalmente, se mentre passo per la Bronnaja mi cade una tegola in testa... - Una tegola, - lo interruppe gravemente lo sconosciuto, - non cadrà mai in testa a nessuno così, senza una ragione. In particolare, posso assicurarle che lei non corre affatto questo rischio. Lei morirà di un'altra morte.»
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