Il Nabucco di Verdi debutta alla Scala: Nella Milano occupata dagli Austriaci e attraversata da un malcontento crescente, prime avvisaglie dell'insurrezione del '48, un poco più che sconosciuto compositore portò in scena al Teatro alla Scala un'opera destinata a diventare, per gli Italiani, un "inno di liberazione" dall'oppressione straniera. Nel 1841, l'allora ventottenne Giuseppe Verdi usciva da un periodo di dolore e sconforto: da un lato la contemporanea perdita della moglie Margherita e dei figli Virginia e Icilio; dall'altro la delusione per il flop del suo debutto al massimo teatro meneghino, con Un giorno di regno (5 settembre 1840). L'occasione per riprendersi gli fu fornita, l'estate seguente, dall'impresario Bartolomeo Merelli. Costui consegnò al "cigno di Busseto" un libretto di Temistocle Solera, intitolato al re babilonese Nabucodonosor II e incentrato sulla lotta degli ebrei per uscire dalla schiavitù. Dopo averla musicata in meno di un anno, Verdi la portò per la prima volta in scena alla Scala, il 9 marzo del 1842. Fu un successo strepitoso e l'inizio di una carriera luminosa. Il fatto che sui manifesti il nome del re, per la lunghezza eccessiva, venisse spezzettato in due parti, "Nabucco" e "donosor", fece sì che nell'immaginario della gente l'opera venisse associata al titolo "Nabucco", conservandolo per sempre. La sua popolarità rimase legata soprattutto al coro Va, pensiero, intonato dagli ebrei prigionieri in Babilonia e per questo assunto in chiave risorgimentale ad inno della lotta contro l'oppressore austriaco. {!} inserisci il box Almanacco nel tuo sito o nel tuo blog
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