Almanacco del Giorno Primo concerto di Beethoven - Almanacco
Voce dell'Almanacco del 29 marzo, per la rubrica 'Accadde Oggi'. Evento avvenuto 229 anni fa. «O voi che pensate o dite ch'io sono acrimonioso, pazzo e misantropo, quale ingiustizia mi fate!» L'ultimo accorato messaggio...

Accadde Oggi

Primo concerto di Beethoven


domenica 29 marzo 1795 (229 anni fa)

Primo concerto di Beethoven: «O voi che pensate o dite ch'io sono acrimonioso, pazzo e misantropo, quale ingiustizia mi fate!» L'ultimo accorato messaggio lasciato da Beethoven nel suo testamento spirituale dà l'idea del clima di incomprensione che circondò la sua esistenza. Dai dolori familiari all'ingeneroso paragone con Mozart, passando per la precoce sordità, innumerevoli furono gli ostacoli che dovette superare per affermarsi come genio precursore del Romanticismo musicale ed entrare nell'Olimpo dei grandi della lirica.

Se sul piano politico si registrava l'inarrestabile declino del Sacro Romano Impero sotto i colpi della conquista napoleonica, l'ultimo ventennio del XVIII secolo segnò per l'Austria una stagione aurea dal punto di vista musicale. Il cosiddetto "classicismo viennese", inaugurato da Haydn e portato alla massima espressione da Wolfgang Amadeus Mozart, sembrava destinato a trovare un altro valido interprete in un giovane di Bonn che a 14 anni era già noto a corte per le sue doti di organista.

Sulle possibilità che Ludwig van Beethoven replicasse la parabola di Mozart, quale enfant prodige della lirica, il padre Johann puntava molto, più per ragioni di tornaconto economico che per affetto paterno. Così non fu anche per via dei metodi autoritari, e spesso brutali, del genitore e dei maestri che questi aveva scelto per il figlio, che comunque con il suo lavoro di organista manteneva la famiglia.

Fondamentale per la maturazione della nuova sensibilità artistica, di cui in seguito si fece portavoce, fu l'amicizia con la famiglia von Breuning, che frequentò in qualità di insegnante di pianoforte. Qui iniziò a leggere scrittori e poeti del passato e contemporanei, avvicinandosi alla cultura del tempo in cui erano già presenti alcuni aspetti tipici del Romanticismo. Ancor più decisivo si rivelò l'incontro nel 1792 con Franz Joseph Haydn, che gli aprì le porte dell'alta società viennese.

Nella capitale dell'impero austriaco, tempio della lirica mondiale, entrò in contatto con le principali correnti culturali e ascoltò le lezioni di maestri dell'epoca mozartiana quali Johann Schenk, Johann Georg Albrechtsberger e Antonio Salieri. In questo periodo pubblicò le sue prime opere: tre Trii per piano, violino e violoncello e alcune Sonate per pianoforte.

Fino a questo momento le sue esibizioni erano avvenute in forma privata a corte e presso residenze nobiliari, tuttavia i tempi erano maturi per esibirsi finalmente in pubblico. Il grande giorno arrivò il 29 marzo del 1795 e in un palcoscenico d'eccezione, il massimo che si potesse chiedere a quel tempo: l'Hoftheater, teatro di corte voluto dall'imperatrice Maria Teresa d'Austria d'Asburgo e dove erano state rappresentate per la prima volta tre delle più celebri opere di Mozart (Il ratto dal serraglio, Le nozze di Figaro e Così fan tutte).

L'evento venne organizzato da Haydn in favore delle vedove dei caduti nel conflitto con la Francia. Per l'occasione Beethoven, diretto dal celebre Antonio Salieri (passato alla storia per la presunta rivalità con Mozart), eseguì al piano il Concerto in si bemolle, scritto tra il 1787 e il 1789, in cui erano evidenti i richiami mozartiani e lo stile classico.

Sebbene quel concerto non riflettesse le peculiarità tipiche della sua produzione divenuta più nota, gli procurò il consenso della raffinata aristocrazia viennese che cominciò a contenderselo nelle occasioni ufficiali. Al contempo, Beethoven fece valere presto la sua autonomia compositiva, rompendo con la tradizione del compositore stipendiato da un padrone, che ne condizionava l'ispirazione per soddisfare le esigenze della sua corte. In sostanza nasceva con lui il musicista moderno.

Tutto ciò, unito alla sua capacità di innovare senza rinnegare la tradizione classica e all'apertura agli ideali romantici ripresi dalle letture di Goethe e Schiller, gli valse l'ostilità dei critici più conservatori che lo ponevano in antitesi negativa rispetto a Mozart. Quest'isolamento, accentuato dal suo carattere difficile e dalla cattiva sorte (scoprì di essere sordo a soli 30 anni), lo condannò a una vita di sofferenza interiore.

La sordità non gli impedì di dare alla luce capolavori immortali della musica classica come la Nona Sinfonia in Re minore Op. 125, che comprende tra gli altri l'Inno alla gioia (adottato come inno ufficiale dell'Unione Europea), e di diventare un modello per generazioni di compositori.

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