Gino Strada fonda Emergency: «Se uno di noi, uno qualsiasi di noi esseri umani, sta in questo momento soffrendo come un cane, è malato o ha fame, è cosa che ci riguarda tutti. Ci deve riguardare tutti, perché ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza, e tra i più vigliacchi». In questa riflessione del suo fondatore (ripresa dal libro "Buskashì. Viaggio dentro la guerra"), è racchiuso lo spirito di quel gruppo di uomini e donne che opera sotto la bandiera di Emergency. Fine anni Ottanta, il mondo è sconvolto da una moltitudine di conflitti che oltre alle gravi condizioni umanitarie, legate alla povertà e al proliferare di malattie, fanno emergere l'orrore delle mine antiuomo. Un'arma invisibile che, quando non uccide, mutila le persone di gambe e braccia ed è in grado di far male anche ad anni di distanza dalla fine di una guerra. Con questo scenario si confronta il medico Gino Strada. Specializzatosi in chirurgia d'urgenza all'Università Statale di Milano, alla soglia dei quarant'anni decide di dedicarsi alla chirurgia traumatologica e in particolare alle vittime di guerra. Per questo entra a far parte del Comitato Internazionale della Croce Rossa, per il quale dal 1989 al 1994 presta soccorso nei teatri di guerra di vari continenti (Pakistan, Etiopia, Perù, Afghanistan, Somalia e Bosnia ed Erzegovina). A conclusione di questa lunga esperienza matura l'idea che l'attività umanitaria debba coniugarsi con un netto rifiuto della guerra, in tutte le sue forme dall'intervento militare all'attacco terroristico. In nome di questo obiettivo cerca di coinvolgere altre persone, disposte a impegnare tempo e risorse in una nuova associazione umanitaria. Una domenica sera del maggio 1994, un gruppo di amici e colleghi di Strada e di sua moglie Teresa Sarti, insegnante di Lettere, si dà appuntamento al ristorante "Il Tempio d'oro" di Milano (nella zona di viale Monza). Nasce così Emergency, che riunisce medici, infermieri ed esperti di edilizia e logistica, in sostanza i «professionisti dell’emergenza», per dirla con le parole di Strada, «capaci di portare aiuto alle vittime delle zone di guerra e soprattutto alle vittime della guerra in tempo di pace». Nel corso della cena vengono raccolti i primi 12 milioni di lire da investire a favore della prima missione in Ruanda (1994), a Kigali, dove viene restaurata una clinica belga abbandonata e riattivati i reparti di chirurgia e di ostetricia e ginecologia. Ma la bandiera con le "tre barre" che formano una "E" nel cerchio rosso (simbolo dell'associazione) sventola in quegli anni su un altro campo cruciale: la Campagna Internazionale per il Bando delle Mine Antiuomo, nell'ambio della quale Emergency spinge l'Italia (tra i maggiori produttori di mine antiuomo) a sottoscrivere il Trattato di Ottawa (1997), per la messa al bando dell'odiosa arma. Nemmeno il tempo di festeggiare la grande vittoria di civiltà, che Emergency si trova a operare nel Kurdistan iracheno e di qui in Sierra Leone, Sudan, Afghanistan. Aumenta l'impegno ma cresce e si rafforza parallelamente il sostegno all'associazione (riconosciuta come ONG dal 1999), attraverso campagne di raccolta fondi sponsorizzate da personaggi noti della cultura, dello spettacolo e dello sport. Di contro, la ferma posizione di rifiuto della guerra la porta a scontrarsi con governi e politici di vari paesi. Partner ufficiale del Dipartimento della Pubblica Informazione dell'ONU dal 2006, Emergency ha operato dalla fondazione in 17 paesi, maggiormente in Asia e Africa, dove, attraverso la gestione di ospedali e centri di riabilitazione fisica e sociale, garantisce cure mediche e chirurgiche gratuite e di alta qualità a feriti di guerra e indigenti. L'impegno in Italia, attivo dal 2005, è volto ad assicurare il rispetto del diritto a essere curati sancito anche dalla Costituzione. Attualmente gestisce strutture sanitarie in Afghanistan, Iraq, Italia, Repubblica Centroafricana, Sierra Leone e Sudan. Dopo la scomparsa di Teresa Sarti nel 2009, la presidenza è stata assegnata alla figlia Cecilia Strada, sostituita nel luglio 2017 da Rossella Miccio.
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