Il Giappone attacca la base di Pearl Harbor: L'aria di festa di una tranquilla domenica mattina nella base aeronavale americana di Pearl Harbor, nelle isole Hawaii, viene bruscamente interrotta dal rombo di oltre 300 caccia giapponesi. Lancette sulle 7.40, è l'inizio di un attacco a sorpresa tra i più drammatici della storia mondiale, non preceduto da alcuna dichiarazione di guerra. Il raid di fuoco, concepito dall'ammiraglio Isoroku Yamamoto, va avanti per due ore e alle 9,45 lo scenario della baia consegna solo morte e distruzione: 2.400 vittime (in maggioranza militari) e circa 1.700 feriti. I danni rilevati dal segretario alla Marina William Franklin Knox sono ingentissimi: 8 corazzate affondate o danneggiate; 3 incrociatori, 3 cacciatorpediniere, 2 navi ausiliarie, 1 posamine e 1 nave-bersaglio colati a picco; 188 aerei abbattuti. Da parte nipponica si tratta di una vittoria cruciale nel grande scacchiere dell'Oceano Pacifico, la cui conquista aveva portato l'Impero giapponese a sposare il progetto nazista di Hitler. L'indomani il presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt si rivolge al Congresso parlando, a proposito del 7 dicembre 1941, di una data da ricordare come «giorno dell'infamia» e chiedendo il sostegno alla dichiarazione di guerra contro il Giappone, votato poi all'unanimità (ad eccezione della deputata repubblicana Rankin). È un evento destinato a cambiare le sorti del secondo conflitto mondiale, rispetto al quale, all'inizio delle ostilità, l'88% degli americani era per il non intervento. Inizia da qui quella feroce Guerra del Pacifico che vedrà l'utilizzo delle armi più disumane, a cominciare dai kamikaze nipponici fino all'apocalisse delle due atomiche lanciate su Hiroshima e Nagasaki. Nel frattempo, non saranno in pochi, tra gli analisti, a sospettare che l'amministrazione Roosvelt fosse al corrente dell'attacco a Pearl Harbor, partendo dal presupposto che era impossibile non accorgersi in tempo dell'avvicinamento di due corazzate, tre incrociatori, nove sottomarini e sei portaerei con l'insegna del Sol Levante. Le diverse commissioni d'inchiesta istituite dal Congresso accerteranno, comunque, le gravi responsabilità delle alte cariche militari e di governo, Roosevelt incluso, nell'aver sottovalutato la minaccia. Nella memoria del popolo americano resterà indelebile il «giorno dell'infamia», attraverso il rituale del 7 dicembre che vede issare bandiere a mezz'asta davanti alle scuole e alle sedi istituzionali. Ricca la produzione cinematografica sull'episodio, tra cui vanno ricordati il pluripremio Oscar Da qui all'eternità (1953) di Fred Zinnemann, Tora! Tora! Tora! (1970) di Richard Fleischer (premiato con una statuetta per gli effetti speciali) e più recentemente Pearl Harbor (2001) di Michael Bay.
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